17.02.17

La Prigione - The Brig

Giovedì 23 febbraio a Teatro Due la prima nazionale della nuova produzione, affidata alla regia di Raffaele Esposito.
Teatro Due_La Prigione

 

Nel 1963 Kenneth Brown un ex marine che era stato trenta giorni nella prigione militare di Okinawa in Giappone, compone un testo teatrale in cui descrive niente di più di quello che aveva personalmente sperimentato: il racconto della giornata tipo nel carcere marines diventa The Brig, come in gergo veniva chiamata la prigione. Il testo è scarno, crudo, violento, privo di una vera trama, ma estremamente dettagliato nella descrizione della rigidità della struttura militare e della brutalità fisica e psicologica che vige all’interno del carcere.

Ispirazione di celeberrime scene in film quali Full Metal Jacket, oltre che leggendaria messa in scena ad opera del Living Theatre, The Brig è un viaggio nella coercizione e un’incursione nei sistemi di sopraffazione e annichilimento dell’individuo, non soltanto nelle strutture militari.

Fondazione Teatro Due che è parte del Sistema Teatrale supportato dal Comune di Parma, ha affidato questo materiale a Raffaele Esposito, alla sua prima messa in scena, che il 23 febbraio alle ore 20.30 porterà al debutto La prigione (The Brig appunto) guidando una compagnia di dodici attori Luca Cicolella, Lucio De Francesco, Luca Filippi, Lorenzo Frediani, Gabriele Gattini Bernabò, Michele Lisi, Dino Lopardo, Alessandro Maione, Nicola Nicchi, Massimo Nicolini, Gian Marco Pellecchia, Gabriele Pestilli (repliche fino al 12 marzo).

Da quando il testo è stato scritto e poi messo in scena, il mondo è molto cambiato, alcuni elementi che rappresentavano allora una novità non sono più tali: i raccontati di crudeltà e spietatezza sono, nei sessant’anni successivi, diventati oggetto di narrazioni dettagliate, inoltre l’estremizzazione iperrealista che doveva creare turbamento nello spettatore che fu allora sperimentata per la prima volta, ora è stata digerita dal pubblico e, per lo più, superata.

Colpisce ancora però il racconto del campo di punizione descritto da Brown, che espone una serie di situazioni in cui emerge la ritualità ossessiva che caratterizza ogni fase della giornata dei prigionieri, minuziosamente governata da un regolamento rigido e assurdo, pur senza il sangue e le abiezioni a cui ci hanno abituato le immagini degli orrori più recenti.

Il testo di Brown ci riguarda ancora, nel nostro presente. Come metafora, come riflessione sul meccanismo di autocoercizione in base al quale ci si adatta all'implacabile macchina del vivere quotidiano in cui ciascuno perde la sua identità, la sua voce. Il testo ci dice che quella prigione non è altrove, ma siamo noi.

Quando il testo de La prigione fu scritto, negli anni ’60, esistevano barricate da abbattere e un “sistema” evidente cui ribellarsi, utopie da realizzare – ha affermato Raffaele Esposito. 

Nell’era della Net Economy i confini sono vaghi, nebulosi, non c’è nessun sistema definibile, perciò conflitto possibile: l’antagonista pare essere il nulla. Questo è il contesto in cui tutti ci muoviamo.

La lettura e messa in scena dell’opera di Brown è il racconto di una giornata che non finisce mai, che ci precede da quando fu scritta, forse da prima ancora, e che ha la funzione di raccogliere la sfida del teatro e descrivere un panorama distopico che funga da leva, sollevi e allevi.

Quindi: che cosa fa di un uomo un uomo ora e qui?

Credo la nostra azione anche di questo debba nutrire la sua riflessione.

 

Informazioni e biglietteria Tel. 0521/230242 – biglietteria@teatrodue.org - www.teatrodue.org

TAG | teatro due